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Storia della mia vita 3
di Moltoesigente1
09.11.2023 |
5.770 |
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"Sembra quasi che tu sia un emissario di qualcuno mandato qui per spiarci..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 2CAPITOLO 3. L’INCONTRO SEMPRE SOGNATO
Quella notte non riuscii a dormire. Ripensavo continuamente ad ogni istante trascorso, a tutte le sensazioni provate, ad ogni minimo particolare. Mi addormentai solo verso mattina e dormii quasi fino a mezzogiorno.
La voglia di tornare a quella casa era forte, ma la paura che succedesse qualcosa di deludente rispetto a quel meraviglioso pomeriggio mi tratteneva. Volevo rimanesse intatto il ricordo di quella bocca e di quella lingua che mi avevano fatto godere per la prima volta e in modo così profondo.
Passarono due giorni e la tensione sessuale era tornata al massimo, complice il caldo estivo, il periodo di vacanza, la continua agitazione ormonale dovuta alla mia giovinezza e tutte le sensazioni che contribuivano a tenermi costantemente in fermento. Un pomeriggio tornai a depilarmi, mi feci una bella doccia e mi profumai. Poi, dopo aver indossato di nuovo i miei micropantaloncini, mi diressi verso la casa, in preda ad una eccitazione crescente.
Come le altre volte non trovai nessuno. Sembrava tutto deserto. Continuai a girare in bicicletta nelle strade sterrate vicine, sempre però tenendo d’occhio, da lontano, la casa. Passarono forse un paio d’ore. Poi vidi avvicinarsi lungo la strada l’auto del secondo giorno. Corsi con la bicicletta verso la casa, perché volevo essere lì, dopo che l’auto si fosse fermata, come se stessi passando per caso proprio in quel momento.
Ebbi un ennesimo tuffo al cuore: dall’auto scese quella splendida transessuale che mi aveva tanto colpito la prima volta che l’avevo vista. Con il cuore in subbuglio pedalai con fare indolente per riuscire a transitare vicino all’auto nel momento giusto. Mi vide. Si mise quasi a ridere. “Ciao!” disse. “Vedo che ti piace la nostra casa!”. Poi si avviò verso la porta ed entrò, chiudendola dietro di sé.
Mi prese un profondo senso di vergogna. Mi aveva riconosciuto e certamente la sua amica travestita le aveva raccontato di me. Le sue parole poi erano state molto ironiche nei miei confronti. Ero molto deluso e imbarazzatissimo. Mi avviai verso casa, pensando che non sarei più passato di lì perché mi avrebbero preso in giro se mi avessero visto di nuovo.
Poi, di fronte alla prospettiva di non aver nulla da fare a casa, decisi comunque di tornare indietro. Forse sarei riuscito a vedere di nuovo da lontano qualche altra transessuale, considerando che, a quel punto, non avevo idea di quanti ne abitassero lì.
Mi nascosi per un bel po’ di tempo dietro a delle piante nei pressi della casa, ma non successe nulla. Innervosito per la lunga attesa uscii dal nascondiglio e girai intorno alla costruzione. Girato l’angolo rimasi di pietra. A pochi passi c’era la bellissima transessuale che era scesa per prendere qualcosa in cortile senza che io me ne fossi accorto. “Ma sei ancora qui?” Si chiese sorpresa anche lei. Non riuscii a fare altro che voltarmi e scappare. Dovetti fare il giro della casa per raggiungere la bicicletta, montarci sopra e fuggire a perdifiato.
Decisi solennemente che non sarei passato più per quella strada. Ero pieno di paura, ma soprattutto di vergogna. Ero stato scoperto. Non potevo più fingere di passare di lì per caso.
Fu una decisione che durò meno di tre giorni. Un pomeriggio di un giorno caldo ma fortunatamente non afoso tornai verso la casa, tenendomi però ad una distanza di grande sicurezza. Mi ero ancora preparato come la volta precedente: depilato, anche se non ne avevo granché bisogno, pantaloncini cortissimi e profumo dopo la doccia. Ovviamente lo feci senza nessun obiettivo preciso, ma mi intrigava acconciarmi così e speravo potesse succedere qualcosa. Rimasi a lungo lontano, ma poi cedetti alla tentazione di avvicinarmi. Nel cortile era parcheggiata l’auto.
Misi la bicicletta sdraiata sull’erba e mi avvicinai al fosso per occultarmi. Improvvisamente, però, si aprì la porta della casa e ne uscì proprio lei! Non avevo fatto a tempo a nascondermi e si accorse subito di me. “Ragazzino!” disse a voce alta prima che riuscissi ancora a scappare “Vieni qui!”. Rimasi immobile senza sapere cosa fare. “Vieni qui!” ripeté con tono più imperioso indicando un punto davanti a sé.
Ubbidii. Mi avvicinai lentamente, anche se ero preda di un misto di sgomento, di paura e di una forte emozione. Era molto più alta di me: con il viso arrivavo all’altezza dei suoi seni. Ed era anche molto grande. Ma era stupenda. Un viso non bellissimo, ma molto provocante. Il corpo tutto curve, eccitantissimo al solo guardarlo.
Ero davanti a lei con la testa china, in attesa di essere sgridato. Ma almeno potevo vederla da vicino.
“Sei sempre qui intorno. L’aver conosciuto Eleonora ti è piaciuto davvero, a quanto pare. Ma stavolta ti è andata male. Non è in casa.”. Mi sentii avvampare di rossore. Quindi sapeva di come ero arrapato quel giorno e di come quel bel travestito, che ora sapevo chiamarsi Eleonora, mi aveva fatto godere fino a quello splendido orgasmo.
Non sapevo cosa fare né cosa dire, ma non volevo che mi cacciasse via.
“Io…. Io non cercavo solo Eleonora…..” Balbettai.
“E allora chi altri cercavi?”
“La prego, signora, non mi mandi via!” Riuscii a dire con tono piagnucolante.
Rimase un po’ in silenzio, sorpresa da quella richiesta e dal mio atteggiamento implorante.
“Va bene, non ti mando via. Ma, allora, cosa vuoi fare qui? Vuoi sederti là e aspettare Eleonora? Fallo, ma non stare a gironzolare qui intorno. Sembra quasi che tu sia un emissario di qualcuno mandato qui per spiarci.”
Avevo il cuore in tumulto, ma la pressione del momento mi spingeva ad una intraprendenza che mai avrei sospettato avere. “Si, signora. Posso aspettare qui. Ma…. mi piacerebbe tanto anche parlare con lei.”
“Parlare con me? Mmmmhhh… ma dove vuoi arrivare? Guarda che io non sono come Eleonora….”
“No, no…. Lo so benissimo…. Anzi…. Eh… E’ proprio per questo che mi piacerebbe conoscerla…”
“Ascolta, piccolo. Possiamo anche scambiare due parole, in attesa delle altre ragazze, ma non farti delle idee strane!
"Seguimi” Mi ordinò. E si avviò verso la porta. Mi sentivo tremare le gambe e salii le scale quasi malfermo aggrappandomi alla ringhiera. Il suo modo di darmi ordini e il mio di ubbidire senza parlare era stranamente naturale, non c’era nulla di forzato. Entrammo in un soggiorno spazioso, ma non molto luminoso, perché le finestre erano piccole, trattandosi di una casa vecchia, anche se ristrutturata.
“Siediti!” Disse indicandomi uno sgabello imbottito vicino a una poltroncina nella quale si accomodò lei. La minigonna si sollevò mentre si sedeva e scoprì un paio di cosce straordinariamente belle e veramente molto, molto sexy.
Stavo seduto con il capo chino, ma l’attrazione per quella splendida donna era fortissima. E anche la situazione era molto intrigante, anche se mi aveva fin da subito messo in chiaro che non dovevo farmi delle illusioni, pur avendomi concesso quella conversazione. Sentivo un grande fermento interiore, combattuto fra la forte emozione, la strana ma eccitante sensazione di sentirmi quasi prigioniero, il timore reverente che provavo per quella donna così desiderabile e l’essere per la prima volta al cospetto di una vera transessuale stupenda come quelle che mi attizzavano tanto su internet.
Mi fissò a lungo prima di cominciare a farmi varie domande.
“Cosa ti attrae di questa casa? La curiosità di vedere dei transessuali?”
“No, no signora….” Balbettai “non è curiosità…. È che….” rimasi in sospeso.
“E’ che?” Indagò lei.
“E’ che…mi piacciono tanto…” L’avevo confessato con un filo di voce stando sempre a capo chino.
“Ti piacciono i transessuali? Mmmmhh… Davvero?”
Fece una pausa. “E i ragazzi? I ragazzi ti piacciono?”
“No.”
“E le ragazze?”
“Non molto.”
Rimase pensierosa per un po’. “Ti è piaciuto incontrare Eleonora?”
“Moltissimo.”
“Scommetto che ci hai pensato spesso, dopo.”
“Non riesco a non pensarci. E’ stata una cosa che neppure credevo potesse farmi impazzire così.”
“Figurati! Eleonora è davvero brava con la bocca, ma anche se sei così giovane, non credo tu non l’abbia mai fatto prima!”
“No, signora. E’ stata la prima volta. E anche adesso è la prima volta che parlo con una donna come lei. Mi sono sempre eccitato molto guardando le fotografie e i video di transessuali, ma ho sempre avuto tanta paura di incontrarne davvero qualcuno.”
“Vorresti dire che non hai mai fatto l’amore con una transessuale prima d’ora?”
“No signora. Mai.”
Rimanemmo in silenzio per parecchio tempo.
“Eppure sei un ragazzo veramente bellino. Ben fatto. Con due gambe adorabili e… davvero un bel culetto.”
Arrossii tutto. Nessuno aveva mai fatto considerazioni sul mio culo. Provai un certo rimescolamento dentro e mi sentii molto lusingato. Ma ormai la mia audacia aveva tracimato qualunque argine e mi ritrovai a dire: “Anche… anche lei, signora, è così desiderabile e…affascinante. E… lei mi piace veramente molto…”
Mi vergognai subito per essermi spinto così avanti. Sorrise e continuò a guardarmi a lungo senza più parlare. Io tenevo gli occhi bassi, ma non riuscivo a staccare lo sguardo dalle sue stupende cosce. Poi mi accorsi del gonfiore che si era formato sotto la sua gonna. Sentii l’eccitazione che continuava a montarmi dentro fino all’inverosimile. Mi vennero in mente in un attimo i transessuali nudi che su internet mi avevano arrapato di più. E ora c’era qualcosa lì sotto di vero e reale, non solo una fotografia.
Si alzò e si avvicinò. Mi fece alzare dallo sgabello. Passò le dita della sua mano fra i miei capelli e io chiusi gli occhi per godere di quel contatto. Poi mi accarezzò il viso e si avvicinò ancora. Io tenni gli occhi chiusi, teso come la corda di un violino, in attesa di qualcosa. A un certo momento sentii le sue labbra contro le mie che cominciavano a premere. Non sapevo cosa fare, perché non avevo mai fatto una cosa del genere. Sentii la punta della sua lingua fra le mie labbra e le dischiusi. Con lentezza la sua lingua penetrò nella mia bocca, mentre mi stringeva a sé cingendomi le spalle e la schiena. Mi venne naturale alzare le mie braccia e mettergliele intorno al collo, come un adolescente che abbraccia un adulto.
La sua lingua era grande e molto voluttuosa. Mi riempiva tutta la bocca e la esplorava. Giocava con la mia lingua allacciandola e avviluppandola. Assaporava la freschezza giovane di una bocca da ragazzo. Andai in estasi, intimamente stregato da quel bacio penetrante che mi stava possedendo. Ma intanto sentivo contro il ventre un oggetto veramente grosso e duro che mi stava facendo letteralmente impazzire.
La signora mi teneva abbracciato mentre delibava quell’inebriante bocca a bocca. Ma poi cominciò a scendere con la mano verso le mie natiche dapprima saggiandone la consistenza sopra i pantaloncini e poi infilando le dita sotto, facilitata dalla leggerezza del tessuto. La sua mano era grande e il mio culetto piccolo. Mi afferrava quasi completamente le natiche senza difficoltà. Scostò l’elastico degli slip e scese lungo il solco fra i glutei.
Io continuavo ad avvinghiarmi al suo collo in preda a una eccitazione mai provata prima. Ma quando le dita della signora raggiunsero il mio buchetto e cominciarono ad accarezzarlo con dolcezza e a titillarlo, persi completamente ogni residuo controllo e gemendo sommessamente cominciai a strofinarmi libidinosamente contro il suo corpo, risucchiando la sua grande lingua, strusciandomi contro l’enorme bastone duro che sentivo sotto la sua gonna e aprendo il mio buchetto del culo al suo dito che aveva cominciato a esplorarne l’ingresso. Ero davvero come una cagnetta in calore. Avevo eliminato qualunque freno inibitorio.
Il dito della signora mi stava provocando sensazioni forti e sconosciute. Il godimento che quella penetrazione appena accennata mi generava era un misto di eccitamento mentale e di intense percezioni locali in una zona davvero molto erogena del mio corpo. Durante i miei sogni erotici con partner transessuali mi masturbavo spesso l’ano con il dito simulando il rapporto sessuale, ma, ovviamente, le sensazioni fisiche che provavo mentre lo faceva lei erano molto più emozionanti.
Si staccò da me, abbassò rapidamente la corta cerniera dei miei pantaloncini che caddero a terra senza più sostegno e cominciò a sfilarmi gli slip, lasciando libero il mio cazzo che aveva raggiunto un’erezione per me imponente, paragonabile solo a quella gustata dalla morbida e umida bocca di Eleonora.
Si mise a sedere sul divano, imprigionando le mie gambe fra le sue. Rimasi bloccato così, in piedi, davanti a lei, girato di fianco. Con una mano afferrò il mio cazzo ritto stringendolo come voleva e facendomi sentire completamente in suo potere. Con l’altra, aperte con delicatezza le mie natiche, iniziò a saggiare l’apertura del buchetto del culo e la sensibilità del mio ano appena oltre la soglia. Intanto, mentre io con la mano sinistra accennavo istintivamente un debolissimo movimento di difesa verso il suo dito che mi stava penetrando ed esplorando dentro, lei, dopo avermi afferrato con la bocca la mano destra, cominciò a succhiare libidinosamente il mio pollice con le sue stupende labbra grandi e tumide.
Ormai non esistevo più come persona, ero solo un insieme di carne e nervi scosso dal godimento e dal piacere irrefrenabile provocato dalle intense sensazioni che mi provenivano da ogni parte del corpo, mentre continuavo a gemere e belare come un agnellino.
La signora pensò che continuare così mi avrebbe fatto male e accentuò il movimento di masturbazione, mentre, con l’altra mano, forzò delicatamente l’entrata del suo dito nel mio culo stretto appena più dentro.
Bastarono solo due o tre movimenti della sua mano per farmi esplodere in un orgasmo intenso, riempiendo la stanza di gridolini e di sospiri e stillando il mio sperma sul tappeto. Capii che era stato soprattutto il suo dito nell’ano a farmi godere, insieme al suo succhiarmi il dito, quasi più della stessa masturbazione. Stavo scoprendo anche nella realtà quanto il mio culo potesse essere per me fonte di immenso piacere se usato da qualcuno che mi eccitava.
Mi liberò e mi disse di sedermi sul divano. Ero completamente privo di forze. Lei intanto, dopo aver a lungo annusato a occhi chiusi la sua mano umida di sperma, lo assaggiò con la lingua per sentirne il sapore. Le piacque, perché sorbì tutto quello che le si era depositato sulle dita.
“Se vuoi, puoi riposarti un pochino qui mentre io mi preparo. Ma poi dobbiamo andare. Io devo recarmi in città e non posso lasciarti qui, perché le mie compagne tornano solo stasera.”
“Il bagno è dietro quella porta. Vatti a lavare. Prendi pure un asciugamano pulito dall’armadietto.”
Tornò dopo una mezz’ora. Era più arrapante e procace che mai. Si era cambiata mettendosi una minigonna nera a tubino con le scarpe a tacco alto e una maglietta leggera gialla sopra al reggiseno di pizzo.
“Signora… io…” Non riuscivo a dire quello che volevo. Continuavo a tenere gli occhi bassi. Lei rimaneva in attesa e dovevo concludere in qualche modo il pensiero.
“Mi dispiace, ma lei….. a me sarebbe piaciuto che…”
“Cosa ti sarebbe piaciuto?” Aveva capito benissimo, ma si divertiva per il mio imbarazzo.
“E’ che sarei stato felice se…. Insomma… è stata generosa con me, ma io avrei anche voluto…”
“Che avessi avuto anch’io un orgasmo?” Disse divertita.
“Ma se sei più stretto di un anellino per bambine! Come fai a pensare che io possa possederti e soddisfarmi?” Rideva.
Arrossii di nuovo. Mi sentivo inadeguato e umiliato. Quella splendida transessuale mi sembrò davvero irraggiungibile.
Improvvisamente mi parve di aver sognato troppo fino a quel momento: non potevo ambire a essere in grado di soddisfare una transessuale con un cazzo così grosso. Tutti questi pensieri infelici si affollarono in un attimo nella mia mente e cercai di soffocare un singhiozzo. Tirai su con il naso e asciugai furtivamente una lacrima. La signora mi aveva guardato fisso fino a quel momento, quasi mangiandomi con gli occhi. Poi con la mano mi tirò su il mento e senza che io avessi il tempo di fare qualcosa, mi baciò sulla bocca. Mi sorrise e mi baciò di nuovo mentre io avevo gli occhi chiusi.
“Ascolta, ora io ti faccio un piccolo regalo, ma mi devi promettere di non piangere più.” Mi trattava come un fanciullo e la cosa mi piaceva da morire.
Aprì un armadio e prese una scatola; poi, da un cassetto estrasse un oggetto che mi sembrò essere un tubetto. Aprì la scatola. C’erano tre cazzi di gomma di dimensioni crescenti. Il più piccolo era leggermente più grande di un dito, il medio era più o meno come un cetriolo e il grande era davvero grande, perché riuscivo a stringerlo a malapena dentro la mia mano, che, comunque, era più piccola di quella di un adulto. Non erano particolarmente lunghi ma il grande mi pareva davvero grosso.
“Ecco, disse. Questo è un tubetto di lubrificante. E’ molto sano, perché a base di acqua. Ogni giorno, la sera, dopo esserti ben lavato e pulito, devi fare gli esercizi che ora ti spiegherò. Per alcuni giorni, usando sempre il lubrificante, devi penetrarti con il cazzo piccolo, lasciandolo dentro anche per tutta la notte. Non ti masturbare, perché questo non deve essere un modo per avere orgasmi più profondi; almeno, non ora, visto che lo scopo è quello di allenare il tuo corpo come quando si va in palestra. Se ti masturbi, perdi un po’ la motivazione per fare questi esercizi, che sono molto più efficaci se sei eccitato. Quando ti senti pronto, fai la stessa cosa con il cazzo di dimensioni medie.
Qui ci vorrà una settimana buona tutte le notti. Cerca di tenerlo dentro fino alla mattina per un po’ di volte. Per avere i risultati migliori sarebbe ottimo che tu riuscissi a tenerlo dentro anche di giorno, ma non è facile senza un cinto che lo mantenga in posizione: per questo ti consiglio di farlo durante la notte. Poi tenterai con il cazzo grosso. Usa tanto lubrificante, ma se senti che ti fa troppo male, non forzare. Spingi solo fino a dove non senti dolore. Deve essere una cosa graduale. Il tuo buchetto del culo deve diventare morbido ed elastico, fino a non provare più alcun dolore. Hai capito?” feci segno di sì. La guardai con gratitudine e con un’espressione di venerazione.
Mi baciò ancora brevemente sulla bocca. “Bene. Ora andiamo. Puoi chiamarmi con il mio nome, se vuoi. Io sono Ramona.”
Scendemmo le scale, lei richiuse la porta e salì in macchina. Poi, dopo avermi salutato con un ciao ciao della mano, partì. Io recuperai la mia bicicletta e tenendo ben stretta la mia scatola e il mio tubetto, tornai a casa.
Seguirà: CAPITOLO 4 - LA PALESTRA DELL'AMORE
Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 4
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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